Il Canale del Granduca
(Lunghezza m. 2.173 . Iniziato nel 1766 e terminato nel 1781)
Il Canale del Granduca fu costruito per prosciugare le acque del Pian
del Lago che d'inverno vi stagnavano per 156 ettari per un'altezza di 5
braccia senesi (tre metri) e che nei periodi di siccità formavano
un perenne lago di 93 ettari che dava il nome a tutto il piano. L'estendersi
ed il ritirarsi delle acque faceva continuamente imputridire sostanze organiche,
erbe e insetti, tanto da rendere, specialmente in estate, insalubri i dintorni.
Per questo motivo i frati dei conventi di S. Leonardo e di Belriguardo
si trasfervano nel convento di Pontignano, nella calda stagione, per tornare
d'inverno ai rispettivi conventi.
Anche tutti i terreni limitrofi distanti dal lago rimanevano incolti e
abbandonati, non potendo viverci gli agricoltori che si ammalavano. La
malattia desolava fino al convento degli Agostiniani a Lecceto, e fino
alle località di Celsa, S. Colomba, Fungaia, Fornacelle, Chiocciola,
Abbadia a Quarto. Il "Canale" fu soprattutto opera del gentiluomo
senese Francesco Sergardi Bindi che nell'impresa di prosciugamento del
piano - considerata una pazzia dai contemporanei - dilapidò il proprio
patrimonio, 37.000 scudi. I lavori per la costruzione del canale scolmatore
sortterraneo il cui imbocco
fu individuato nel piano fra i poderi Casalino ed Osteriaccia e il termine
sul torrente Rigo da cui le acque sarebbero confluite nel Serpenna, nel
Rosia, e quindi nel fiume Merse, furono difficoltosi e lunghi. In effetti
iniziarono nel 1766 finendo nel 1774 soltanto; per avere ragione del calcare
durissimo furono usate 18.577 libbre di polvere e più volte i lavori
furono interrotti a causa delle contestazioni riguardo i confini da parte
degli altri proprietari dei fondi a causa di inondazioni del piano dovute
alle piogge (disastrosa quella del 21 dicembre 1770). La qualità
dell'opera non proprio ineccepibile che rendeva poco soddisfacente lo smaltimento
delle acque del canale maestro e dei vari fossi del lago fu oggetto di
rimostranze da parte dei vari proprietari che si rivolsero al Granduca
Leopoldo I° data l'impossibilità finanziaria del Bindi ad apportare
le necessarie migliorie. Il Granduca "illuminato", che proprio
in quegli anni portava avanti una politica incentrata sui miglioramenti
delle condizioni di vita dei contadini e sul recupero dei terreni paludosi
in tutto il suo Stato, fece allungare il canale di 197 metri (portandolo
quindi a 2.173 metri), lo dotò di spallette a volta di mattoni,
sbasando e lastricando il fondo. Purtroppo,
mentre rimane traccia ben visibile - con la guglia di marmo sopra l'incile
- dell'intervento del Granduca, che si assunse tutto il merito dell'impresa,
pressoché nulla è rimasto dell'opera meritoria del nobile
senese. Fatto sta che agli inizi del 1781 l'opera poteva dirsi definitivamente
conclusa e come tale fu consegnata al Collegio di Balìa da parte
dell'Ingegner Bernardino Fantastici, assistente del Direttore dei Lavori,
il matematico Pietro Ferroni e del tesoriere Cosimo Cennini, nominato dalla
stessa Balia (...)
Tratto da "A pesca in Pian del Lago" di Ermanno Vigni -
IL CARROCCIO n° 47, Settembre/Ottobre 1993.